Sabato 27 gennaio nell’aula magna del Seminario a Belluno i ragazzi del Catullo hanno incontrato lo scrittore Antonio Giacomo Bortoluzzi per discutere con lui i temi del suo ultimo romanzo, «Il Saldatore del Vajont» (Marsilio, 2023).

L’incontro, organizzato dalle docenti Sara Piazza e Antonella Celato in collaborazione con i colleghi di lettere Bartolini, Rocutto e Barzan, ha coinvolto in particolare le classi 3BS, 3BG, 4AS e 4AC, che si sono preparate nei mesi scorsi attraverso la lettura e l’analisi del romanzo in classe e partecipando a laboratori dell’Isbrec sul tema del Vajont. Gli studenti hanno vissuto con emozione questo tempo di attesa e preparazione, consapevoli della preziosa opportunità di potersi confrontare direttamente con l’autore e condividere con lui le idee e riflessioni maturate in aula.

La dirigente Palma Piccoli ha accolto lo scrittore portando i saluti e ringraziamenti a nome di tutto l’Istituto e sottolineando l’importanza di consegnare agli studenti la testimonianza di una storia che coinvolge tutti noi e che non può essere dimenticata, soprattutto tra le nuove generazioni.

Tante le domande poste a Bortoluzzi dagli studenti, che hanno sviscerato temi significativi del romanzo ma hanno voluto indagare anche sulla sua attività di scrittore, con quesiti riguardanti il processo di scrittura, la fase di editing e pubblicazione di un romanzo, l’importanza di coltivare una passione che non può smettere di essere tale anche nel caso diventi mestiere.

Gli studenti hanno letto ad alta voce alcuni brani del libro che li hanno colpiti e hanno voluto cercare risposte a molti interrogativi che il romanzo ci pone: perché non si è fatto nulla per evitare l’irreparabile, quale deve essere il giusto approccio con la natura, quanto è importante recuperare le tradizioni e le testimonianze che danno voce a chi è rimasto e a chi non c’è più. Infine, l’importanza del ricordo.

La data dell’incontro ha coinciso con la giornata che è diventata simbolo della memoria. Come si può dunque insegnare e trasmettere ai giovani di oggi il valore e l’importanza della memoria? A questa domanda, posta dalla professoressa Piazza, Bortoluzzi ha commentato: «Scrivendo Il saldatore avevo ragionato proprio su questo tema considerando che la memoria non è mai fatta una volta per tutte, ma è piuttosto un lavoro, un fare, una costruzione che cammina sulle parole e sull’esempio delle persone. Gli interventi delle studentesse e degli studenti del Catullo, le domande poste nella totale libertà di espressione di questa gioventù sono state un vero laboratorio della memoria che mi ha molto coinvolto. L’impegno, direi il lavoro sul Vajont, credo resterà un momento importante nelle loro vite e questa bella gioventù bellunese saprà fare la propria parte quando sarà chiamata a farlo».

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