Aver avuto la possibilità di conoscere Giulia è stata una grande fortuna.
Descriverla solamente a parole è impossibile, non potranno mai trasmettere tutto quello che era.
Trasgressiva, con vestiti appariscenti e capelli stravaganti, sempre di un colore diverso; così riusciva a distinguersi dalla folla.
Noi la ricorderemo sempre con quel suo bellissimo cilindro con gli occhiali da aviatore che la rendeva unica e iconica… Così l’abbiamo conosciuta.
Persona piena di contrasti, una punk che lavorava all’uncinetto. In apparenza dura all’esterno, ma sempre gentile e disponibile con tutti, senza nascondersi dietro a finti sorrisi ; con lei ci sentivamo sempre compresi e accettati.
Grazie a Giulia abbiamo imparato ad essere più coraggiosi in tutto e per tutto; lei aveva questo potere: era in grado di farci capire che nessuno è sbagliato, che ognuno è unico e che siamo tutti speciali a modo nostro.
Giulia ha sempre affrontato la sua unicità a testa alta, senza vergognarsi o dare troppo peso ai giudizi negativi degli altri; non nascondeva i suoi pregi, anzi ne andava fiera.
Ribelle nella vita: creava le proprie regole con il suo coraggio, costruendosi la propria strada, mostrando forza nel far sentire la sua voce quando riteneva ingiusto qualcosa.
Il suo coraggio, il suo modo di esprimersi, sta anche nei suoi dipinti e nei suoi disegni: originali, fuori dagli schemi e sempre innovativi, come la sua intelligenza e il suo talento, ispirazione quando avevamo bisogno di consigli.
Se era felice, parlava in modo buffo e contagiava con la sua gioia anche chi le stava intorno; sapeva ridere perfino delle amarezze della vita.
Ogni risata, sguardo o parola scambiata è un ricordo da portare dentro.
Ci dispiace perciò per tutti coloro che non hanno mai sentito la sua risata, che non hanno avuto
modo di cantare e ballare con lei.
Impossibile dimenticare quella volta che è arrivata con il pigiama di Winnie the Pooh e ha sorpreso tutti; e le prese in giro alla classe e le discussioni con i professori, per quella famosa parola complicata, e le lezioni che iniziavano sempre con un commento sulle scelte d’abbigliamento del giorno, senza mai tralasciare il cappello che si diceva appartenere a un motociclista.
Il mondo non era fatto a sua misura, ma questo non l’ha mai scoraggiata, sarà un esempio e un’ispirazione.
A scuola ogni tanto eri assente, ma adesso quel banco vuoto non è più semplicemente “un banco vuoto”, stavolta manca davvero qualcuno.
Una parte di noi aspetta che tu appaia ancora, seduta sulle scale dove stavi prima di entrare a
scuola, a ricordare a tutti che è vietato vietare.
La 5^ AF